Il femminismo non è nè di destra nè di sinistra. Non è una ideologia, come sostengono spesso le persone anti-femministe. Tantomeno è un partito o una setta o una lobby di potere, come sostengono i sessisti. Forse si potrebbe azzardare che il femminismo è un "movimento" che riguarda le donne e che ha, come tema, il mondo delle donne. CORI DI MODIGLIANI... Il femminismo, in realtà, è una specifica interpretazione del mondo caratterizzata dal fatto che a sostenere quella lettura degli eventi, della Storia, delle persone, delle dinamiche socio-psicologiche, sono le femmine. Tutte le donne del pianeta sono femministe. Perchè essere femministe è naturale: vuol dire interpretare il mondo dal punto di vista della donna e una donna non può che essere donna. Le femministe come "sigla" sono semplicemente quelle che lo sanno. Le altre, quelle che non sono femministe, lo sono a loro insaputa. Motivo per cui, il femminismo, in realtà è appannaggio delle donne, ed è giusto che sia così: sono donne che parlano delle donne al mondo. "Al mondo", appunto. Così è oggi nelle società più evolute. In quella italiana, invece, società degradata e regredita, il movimento femminista è arroccato su una posizione di isolamento culturale, caratteristico della situazione medioevale italiana, per cui le femministe invece di interpretare se stesse come donne che parlano di donne al mondo, hanno scelto di essere donne che parlano di donne ad altre donne e basta. Non è un caso che, a Roma, un importante centro culturale di spessore, la "Casa internazionale delle donne" dove si realizzano eventi, convegni, dibattiti, seminari, i maschi non sono contemplati nè graditi nè ospitati, nè invitati. E' il modello femminista italiano: le donne che parlano delle donne ad altre donne. Hanno scelto di non parlare al mondo, inconcepibile in altre nazioni occidentali. In Usa, Olanda o Danimarca è incomprensibile. Le femministe americane, olandesi, danesi e via dicendo, proprio in quanto femministe, e quindi esponenti e legittime rappresentanti di un movimento libertario che pone al centro della propria spina dorsale l'idea basica della "libertà di tutte le donne da qualunque forma di oppressione da parte degli uomini, sottraendo la femmina al controllo maschile" parlano al mondo. Sanno, infatti, che non esistono libertà parziali. Non esiste libertà civile se non c'è anche libertà politica, se non c'è libertà di stampa, se non c'è libertà religiosa, se non c'è libertà di genere, se non c'è libertà di pensiero. Quindi, un mondo in cui le donne sono libere, ma gli uomini non lo sono, non sarebbe mai un mondo libero. Sarebbe un ossimoro. Non è possibile. Quindi, le femministe più avanzate parlano di donne e delle donne, interpretando il mondo da donne, ma lo fanno al mondo. Il loro obiettivo consiste nell'essere soggetti autonomi, indipendenti, in prima fila nella lotta di liberazione dell'umanità intera, di cui le femmine rappresentano il 50%, con il dichiarato fine di essere sempre alla pari -sia come opportunità che come armi- all'altro 50% rappresentato dai maschi che detengono il potere nel mondo. Dato inconfutabile. Basterebbe pensare che il 93% delle risorse finanziarie nel pianeta Terra sono controllate e gestite da maschi. Non esiste nessuna nazione al mondo che abbia una femmina come Ministro della Difesa. All'inizio della sua esplosione di massa, nei primi anni '70, in tutto l'occidente, proprio perchè il movimento si affermava in maniera contundente, spontaneo, e doveva spezzare la barriera dell'esclusione, parlava delle donne alle altre donne, per svegliarle, chiamarle a raccolta, educarle, formarle, maturarle, da donna a donna tra donne, per dar loro una coscienza di sè necessaria a cambiare il mondo. Poi sono arrivati gli anni'80 e '90, quando la reazione internazionale del potere centrale andò all'attacco di tutti i movimenti libertari in occidente, per poter essere liberi di costruire il mondo in cui oggi viviamo. Il femminismo, come tutti gli altri movimenti occidentali che si battevano per la libertà dei diritti civili, subì un attacco massiccio e frontale, costretto ad arretrare. E il consueto e tradizionale potere oligarchico delle grandi dinastie del privilegio (quindi del potere maschile e dell'idea maschilista del mondo) riprese il totale controllo delle leve del potere, soprattutto quelle deputate alla gestione, strategia e condizionamento dell'immaginario collettivo. In Usa, nella seconda metà degli anni'90, il movimento femminista riavvampò. Secondo modalità originali e inconsuete rispetto a quelle degli anni'70, producendo un gigantesco dibattito collettivo culturale che animò la cultura statunitense per diversi anni e che ruotavano su tre punti fondamentali posti come base di un compromesso evoluto tra mondo maschile e mondo femminile : a) si prendeva atto che il mondo in cui viviamo è il prodotto di due fattori socio-psichici diversissimi, l'idea maschile e quella femminile, e nessuna delle due interpretazioni è superiore all'altra, è semplicemente diversa, perchè le femmine provengono dal pianeta Venere e i maschi dal pianeta Marte, quindi si rispetta la diversità della propria ottica di interpretazione del mondo essendo animali distinti; b) viene abolita la "solidarietà di genere" (parte del compromesso in cui sono le donne a cedere qualcosa) in quanto definita "sessista" non volendo nè i marziani nè le venusiane farsi la guerra scegliendo, invece, di essere creativi; non a caso, nella mitologia greca, in seguito a una furibonda e burrascosa relazione d'amore passionale, Marte e Venere fanno una figlia alla quale danno il nome di Armonia. Cade così il principio della guerra tra sessi. Il fine della liberazione di entrambi consiste nel fondare un modello armonico comune dove nè i maschietti nè le femminucce vengono ridicolizzati, sminuiti, degradati, nella loro identità di genere; c) i maschi acquistano l'enorme vantaggio di poter contare sulle femmine come soggetti solidali attivi, ma a condizione (parte del compromesso in cui sono i maschi a cedere qualcosa) che prendano atto della realtà oggettiva socio-psichica, e investano nel mondo energie attive affinchè sia garantita sempre di più in termini legali, politici, economici, culturali, sessuali, affettivi, psicologici, una posizione della donna alla pari dell'uomo. Il maschio restringerà il proprio territorio di potere, ma in compenso potrà avvalersi della partecipazione attiva e solidale della femmina. Due furono gli eventi culturali che fecero evolvere il dibattito. Un lungo articolo della intelligentissima e controversa antropologa femminista Camille Paglia, comparso sul New York Times, il cui titolo era: "Preferisco andare a cena con un maschio evoluto piuttosto che con una schiava stupida. Perchè sono una donna.". L'altro, il lancio e la difesa a oltranza di un prodotto mediatico televisivo che ebbe, allora, un enorme impatto sulla società: "sex & the city". Questo telefilm aveva, infatti, una particolarità unica, per cui è finito come oggetto di studio nelle facoltà di sociologia statunitensi: le protagoniste assolute erano quattro donne, mentre i maschi erano intercambiabili; era prodotto da una donna, finanziato da una donna, distribuito da una donna, gestito mediaticamente da una donna, ma scritto e sceneggiato da un maschio eterosessuale. Fu il successo grandioso del format. La produttrice impedì alle quattro attrici di farsi intervistare nei talk show televisivi e farsi fotografare. Ci andava lui. E così, si ottenne un ribaltamento armonico della situazione: anche i maschi guardarono il telefilm seriale in cui le donne parlavano tra donne delle donne al mondo ma i maschi non venivano dileggiati nè sminuiti. Lo sceneggiatore divenne la vetrina, come nei consueti film l'attrice scarsa ma con grosse tette va alla tivvù e finisce fotografata sui rotocalchi per lanciare il film. Le donne che ci lavoravano, invece, divennero delle icone, famose, ricche, di successo. Da lì avvenne un cambiamento, su entrambi i fronti. I maschi divennero protagonisti attivi nella denuncia del femminicidio e combatterono per far modificare (riuscendoci) la giurisprudenza vigente, situando il reato di stupro al secondo posto dopo l'omicidio (era al sesto) e facendo introdurre nello stato della California e di New York l'aggravante di "delitto contro l'umanità sotto forma di propensione al genocidio" perchè essendo la donna "portatrice biologica di uova, inteso anche in senso metaforico ed esteso, essa è socialmente identificabile come simbolo di vita e quindi chi attenta all'integrità del corpo e della psiche della donna minaccia l'umanità intera". Le femministe, dal canto loro, virarono di 180 gradi e cominciarono a pubblicare articoli, saggi e libri nei quali sostenevano che era molto meglio, più evoluto, più intelligente e più efficace essere sempre "sexy con l'uomo che merita il nostro rispetto come piace a loro, perchè sono fatti così, privilegiando la seduzione alla comodità perchè ci conviene in tutti i sensi e in tutti i campi" abbattendo una enorme barriera che aveva aperto gigantesche conflittualità di genere, laddove la "comodità" veniva interpretata dalla donna come momento di liberazione a scapito dell'erotismo che, molto spesso, ad esempio nel campo della vestizione, può comportare (per la donna) anche una scocciatura, una trappola che finirà per non fare l'interesse delle donne. |
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