Scalfari: il guaio dell' Italia è l' interesse individuale
TORINO - Il «particulare» come vizio antico degli italiani dal quale partire per decifrare l' attualità. Il percorso, passando per la critica di Francesco De Sanctis, è quello che ieri Eugenio Scalfari ha riproposto nella lezione tenuta a «Biennale Democrazia» di Torino: introduzione di Gustavo Zagrebelsky e Teatro Carignano affollato soprattutto di giovani. La dannazione dell' interesse individuale, come codice di vita da anteporre a ogni altra cosa, che si perpetua nel sentire e nel comportamento degli italiani i quali per questo demandano ad altri ciò di cui dovrebbero invece occuparsi. E, sempre De Sanctis, attraverso l' analisi dell' opera del Manzoni, coglie l' altro vizio italico riassumendolo nella figura di Don Abbondio, tratteggiato da Scalfari in tutte le sue caratteristiche di personaggio timoroso e codardo, pronto a piegarsi davanti ai potenti e altrettanto pronto a turlupinare i deboli. L' Italia di oggi che viene fuori da questa storia, è figlia di quei comportamenti che spiegano, secondo il fondatore di Repubblica, l' emergere e l' affermarsi di politici come Berlusconi, un italiano che incarna come nessuno avrebbe saputo fare meglio la pervicace, costante e maniacale attenzione per l' interesse personale, trascurando gli interessi del Paese con la complicità di un elettorato che in larga parte ha i suoi stessi vizi. Come uscirne? È la domanda di una studentessa che vuole sapere in che modo trovare una soluzione ai problemi suoi e di moltissimi altri italiani. E la risposta di Scalfari è quella di un impegno che lui definisce «apostolato» finalizzato a sottrarre il maggior numero possibile di persone alla condanna del «particulare». Insomma una reazione forte a quella che altrimenti diventerebbe una rassegnazione che dura da secoli.
16 aprile 2011
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