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La libertà degli altri

Roma
Nella storica sede della Fondazione Einaudi a Largo de Fiorentini contiguo alla suggestiva via Giulia, il ns. coordinamento ha
partecipato alla presentazione del libro di Santi Calderone “la libertà degli altri,sulle tracce di A.C.Iemolo” (Rubbettino ed.),alla presenza della vedova dell'illustre giurista, critico del Concordato e difensore della piena dignità di ogni confessione religiosa. Nella discussione seguita, alla quale hanno partecipato giuristi e docenti, i temi principali affrontati hanno riguardato la compatibilità tra liberalesimo e fede religiosa, con particolare attenzione da parte di alcuni relatori alla filosofia di Benedetto Croce, che considera il Cattolicesimo Romano “la più diretta e logica negazione dell' idea liberale” (citato nella prefazione a pag.9.)...

Come evidenzia il titolo stesso del volume, nel pensiero di Jemolo assume la più grande rilevanza la riflessione sulla libertà. Nella Prefazione, Girolamo Cotroneo osserva che al cuore della sua riflessione si situa proprio “la libertà degli altri”, una prerogativa che spesso il pensiero politico moderno di ispirazione cattolica ha relegato ai margini della sua attenzione. Nel saggio "I problemi pratici della libertà" Jemolo scrive: «Il problema della libertà è il problema della libertà degli altri, non già della nostra, avulsa da una regola generale». L’autore non si mostra interessato alla libertà come problema metafisico, ma, da studioso del diritto, agli aspetti di essa «riconducibili ai momenti della convivenza sociale» (p. 63). Lo Stato liberale da lui concepito agisce quale supremo garante delle libertà dell’individuo e dei gruppi sociali.

Nel riconoscere la “libertà degli altri”, Jemolo ha espresso una sensibilità che solo nella seconda metà del Novecento sarebbe stata universalmente condivisa dal mondo cattolico. Nei decenni precedenti l’autore, che soleva definirsi “malpensante”, veniva considerato talvolta da altri intellettuali credenti come uno studioso imprudente, nel volere conferire piena legittimità alla libertà dell’errante, del miscredente, dell’agnostico, dell’ateo, insomma di qualsivoglia “tentatore” della coscienza del cattolico.

La “libertà degli altri” - a partire dalla libertà religiosa – sta  e cade insieme al principio di laicità. E si può assentire a Jemolo allorché  ravvisa il fondamento della laicità nell’esortazione evangelica di «dare a Cesare quello che è di Cesare». La rivisitazione del liberalismo dell’autore offre a Santi Calderone l’opportunità di vagliare la rilevanza del principio di laicità nell’attuale temperie culturale (pp. 23-34). Proprio l’attuazione di questo principio consentirebbe, tra l’altro, un proficuo  dialogo interculturale e interreligioso.
Nunzio Bombaci
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