«La comprensione di ciò che avviene nella vita reale potrebbe essere compromessa dalle conoscenze che si acquisiscono sui banchi di scuola, che a volte appaiono sterili e oscurantiste» (Nassim Nicholas Taleb). L’educazione finanziaria deve partire dalle giovani generazioni, non può ridursi a una mera trasmissione di nozioni, nozioni che spesso appaiono solo un pretesto per inculcare una visione delle cose che nulla ha a che vedere con la realtà. È importante incominciare a immaginare un rotta che guardi al di là dell’orizzonte «scientifico » dell’economia e della finanza, una «scienza» che pensa di conoscere il prezzo di tutto, ma che spesso non comprende il valore di niente. Come diceva Pascal, «il cuore ha ragioni che la ragione non conosce». Ragazzi il Vostro futuro è qui, adesso riprendetevelo dalle mani di alcuni pseudo sacerdoti del nulla che vi propongono quotidianamente porzioni megiche ideologiche. Per fortuna ci sono anche tante perle nelle nostre università! Bisogna rifondare, nei giovani, una maggiore consapevolezza e responsabilità sociale, al di là di qualsiasi ideologia.È triste constatare come il dogma assoluto del mercato con le sue leggi abbia sequestrato la libertà intellettuale delle giovani generazioni, manipolando e proponendo valori ritenuti «innovativi»… Sarà un lungo articolo ma lo dedico alle centinaia di ragazzi e ragazze che condividono il nostro viaggio e sono iscritti alle facoltà di economia del nostro Paese con cui sono in contatto, un viaggio incominciato tanti anni fa in … Vorrei incominciare proponendovi un pezzo davvero notevole di Emanuele Campiglio riportato dal suo libro che consiglio vivamente L’economia buona – BRUNO MONDADORI Campiglio nel suggerire come uscire dall’autismo in cerca di filoni alternativi riporta una lettera scritta da alcuni studenti che partecipavano ad un corso introduttivo di economia presso l’Università di Harvard tenuto da Greg Mankiw, noto economista “conservatore” consigliere economico di George W Bush, il che è tutto dire visti i risultati dell’amministrazione repubblicana… ” (…) Ci siamo iscritti sperando di ottenere un’ampia e preliminare introduzione alle nozioni fondamentali della teoria economica che ci sia da supporto nelle varie ricerche e nelle differenti discipline che affronteremo. (…) Invece abbiamo trovato un corso che espone una specifica – e limitata – visione dell’economia, che a nostro parere perpetua nella società odierna sistemi di disuguaglianza problematici e inefficienti (…) Un valido studio accademico dell’economia deve includere una discussione critica dei benefici e dei difetti di più modelli economici. (…) Abbiamo uno scarso accesso ad approcci alternativi all’economia. “ La maggior parte di noi ha scelto di studiare economia per acquisire una conoscenza approfondita dei fenomeni economici (…) Ma l’insegnamento offerto, soprattutto teorie neoclassiche e metodi da esse derivati, generalmente non soddisfa queste aspettative(…) Il lato empirico – fatti storici, funzionamento delle istituzioni, studio dei comportamenti e delle strategie degli agenti – è quasi del tutto inesistente. (…) Questa lacuna nell’insegnamento, questa indifferenza verso la realtà concreta, provoca un problema enorme a coloro che vorrebbero rendersi utili agli attori economici e sociali. Più chiaro di così si muore e devono essere gli studenti a suggerirlo al professor Mankiw. Quanti sono oggi i professori che ieri facevano parte delle belle addormentate nel bosco di questo sistema, di questo Paese che ogni giorno vi suggeriscono cosa fare! Non facciamo di tutta un’erba un fascio, grazie a Dio ci sono qua e la delle autentiche perle! ” Non solo è importante istruire uomini e donne del futuro che siano in grado di difendersi dalla complessità del sistema finanziario, consentendo loro di migliorare la propria conoscenza e consapevolezza dei rischi e delle opportunità che il sistema offre, ma anche educare persone in grado di comprendere il significato delle cose, che siano in grado di riflettere sulle conseguenze e sulle cause di una determinata azione economica e sociale, che sappiano guardare anche a un sistema alternativo a quello che permea la loro quotidianità. La ricostruzione della scienza economica e della cultura finanziaria deve necessariamente passare da una riscoperta complementarietà tra la cultura umanistica e quella scientifica, attraverso la filosofia morale e la sociologia, l’economia cognitiva, la storia economica e politica, limitando il peso della componente matematica pura.” I nostri ragazzi sono circondati e assediati talvolta da una teoria economica che ha smesso di occuparsi dei problemi reali, una teoria economica che ha sostenzialmente fallito! Se come riporta l’autore addirittura uno come Milton Friedman, che nel 1999 ha dichiarato che l’economia è diventata sempre più un’arcana branchia della matematica piuttosto che trattare problemi economici reali direi che non serve aggiungere altro ” Il sistema accademico è basato sull’insegnamento quasi esclusivo di questo paradigma e oggi la grande maggioranza degli economisti esistenti ha costruito la propria conoscenza sui libri di testo che riportano unicamente alla visione neoclassica dell’economia. Le teorie alternative semplicemente non vengono insegnate. Questo ha portato alla formazione di un esercito di economisti che pensano nello stesso modo, abituati a credere che delle relazioni economiche rispondano immutabili leggi matematiche, molto spesso incapaci di comprendere l’effettivo funzionamento del sistema, come dimostra il collettivo disorientamento di fronte alla crisi attuale.(…) Ciò crea un circolo vizioso poiché ricercatori e professori vengono assunti soprattutto in base alle pubblicazioni e un economista neoclassico avrà più chance di insegnare a nuovi studenti rispetto a chi ha deciso di adottare un approccio eterodosso.” Come ha scritto lo scorso anno J. Bradford DeLong, ex assistente segretario al tesoro degli Stati Uniti, è professore di economia presso l’Università della California di Berkeley e ricercatore associato al National Bureau for Economic Research. (…) Mi sorprende l’entità della catastrofe, ma quello che mi sorprende ancor di più è l’apparente fallimento degli economisti accademici nel prepararsi per il futuro. Sulla scia della crisi mi aspettavo che i dipartimenti economici di tutto il mondo affermassero che bisogna cambiare i modelli impiegati. Il fatto è che abbiamo bisogno sempre meno di teorici di mercati efficienti e sempre più di persone che lavorino (…) sui pregiudizi nozionistici. (…) Abbiamo bisogno di più storici delle politiche monetarie ed economiche e meno ideatori di modelli. Abbiamo bisogno di più economisti come Eichengreens, Shillers, Akerlofs, Reinharts, e Rogoffs e soprattutto come Kindleberger, Minsky, o Bagehot. Incredibile no, tutti autori studiati, citati e seguiti e condivisi da Icebergfinanza in questi lunghi anni, che ci hanno permesso di comprendere meglio di molti altri la crisi ma … Tuttavia, non è questo quello che dicono i dipartimenti economici. Forse non mi rendo perfettamente conto di quello che sta succedendo. (…) Ma se per caso mi sono perso qualche cambiamento epocale in atto, mi piacerebbe che qualcuno me lo indicasse. Forse gli economisti accademici perderanno la condivisione delle loro teorie e la loro influenza sugli altri attori -dalle scuole di business ai programmi sulla politica pubblica, ai dipartimenti di scienze politiche, di psicologia e sociologia-. Mentre poi i rettori e gli studenti universitari chiedono più rilevanza ed utilità, forse questi colleghi inizieranno ad insegnare le funzionalità dell’economia lasciando agli accademici una disciplina che insegna semplicemente la teoria della scelta logica. O forse l’economia rimarrà una disciplina che dimentica gran parte delle nozioni di una volta e che si fa continuamente distrarre, mandare in confusione e negare. Se dovesse veramente succedere, staremo tutti molto peggio. E’ già successo, sta tuttora succedendo soprattutto quando si ascoltanoALCUNI profeti dell’economia nostrana che insegnano nelle università americane o in giro per il mondo, , si una lunga schiera di illuminati che propongono di acchiappare declini, giornalisti o economisti non importa, stiamo già tutti molto peggio, peggio di cosi si muore! Osservare poi quattro galli economisti , belle addormentate nel bosco in questi anni, conbattere nel pollaio dei loro titoli, dei loro curriculum è uno spettacolo che neppure il miglior Totò o Sordi sarebbero in grado di offrirci! icebergfinanza 18 febbraio 2013 |
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