TUTTI PARLANO DI COSTI E TAGLI, MA LA GRATUITA’ CAMBIA LA VITA. Moderni paradossi. Tutti pensano a tagli, risparmi, bilanci… E di che si discute al festival di antropologia di Pistoia, Dialoghi sull’uomo? Del dono. Analizzato sotto ogni prospettiva – sociologica, artistica e letteraria - da relatori come Zygmunt Bauman e Salvatore Natoli, Enzo Bianchi e Marco Aime, Daniel Pennac e Salvatore Settis. Andando all’essenza (“Al regalo che nasce dall’istinto, non dall’input della pubblicità con le varie feste dei papà & mamma” precisa lo psicanalista Luigi Zoja) e sottolineandone il beneficio per l’economia, come illustrerà lo studioso Stefano Zamagni. “Il tema sembra in controtendenza. Non lo è” spiega la filosofa Elena Pulcini. “Negli ultimi anni ha prevalso l’homo oeconomicus e con lui un individualismo proteso alla massimizzazione del profitto: i risultati? Li vediamo. In questo momento drammatico abbiamo forse una chance di riscoprire lati di noi che sono stati oscurati dalla tirannia dell’interesse. Attenzione, però: non confondiamoci con il buonismo, l’altruismo, la dedizione e, magari, il sacrificio. È un atto dettato dalla “passione dell’altro”, dal desiderio di un legame senza secondi fini. Così si arriva piuttosto a un diverso paradosso: donando ci si arricchisce. Perché si recupera una parte di sé. Usciamo dalla dicotomia individualismo – altruismo: occorre essere con l’altro, una dimensione che abbiamo perduto. E valorizziamo l’idea di felicità (intesa come reciprocità, affettività, amicizia, amore) rispetto a quella di benessere. Ora ci stiamo occupando parecchio dei beni comuni (aria, acqua, mari), però fra i beni comuni fondamentale è quello della relazionale. L’unico che ti può cambiare la vita…
Deve molto a certi testi (Pena e retribuzione di Eugen Wiesner e La cultura del controllo di David Garland, per esempio) pure Gherardo Colombo, che al festival parlerà di per-dono. Importante a livello sociale (“Ricorrere al carcere, salvi i casi di manifesta pericolosità, è controproducente: bisogna recuperare le persone, non emarginarle”) e a livello personale (“Se qualcuno ci ha fatto soffrire e non lo perdoniamo, continuiamo a tenere dentro il nostro dolore, a mantenere un’emozione negativa, un rancore che ci sottrae energie”). “I doni che mi hanno letteralmente cambiato la vita sono stati soprattutto gli incontri”… I percorsi sono lenti ma alla fine, dopo 33 anni, ho deciso di dimettermi dalla magistratura (avrei potuto continuare per altri 14): mi sentivo come un idraulico che si affanna a riparare il rubinetto di un appartamento e scopre che il problema è nel rubinetto centrale del condominio… Fuor di metafora: ho capito che non bastava applicarsi sull’amministrazione della giustizia e sui tribunali, è necessario andare alla fonte, al rapporto tra i cittadini e le regole. Se fossero rispettate, i diritti e i doveri sarebbero distribuiti allo stesso modo. Così ho iniziato ad andare in giro a parlare di questi temi nelle scuole, a scrivere libri. Il presupposto perché le norme che arrivano alla Costituzione siano rispettate è la disponibilità nei confronti dell’altro, che ha come presupposto ulteriore la gratuitià. E quindi il dono”. di Maria Luisa Giovagnini - IO Donna 19 maggio 2012 Home page > Diritto e letteratura > |
Home page > Diritto e letteratura >