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Matteo Nucci

Calamandrei torna in cattedra
<<LA SCUOLA E' COME L'ARIA>>

Il mondo ? <<E' bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni>>.
E' uno dei primi avvertimenti contenuti in questo piccolo libro prezioso che raduna discorsi e articoli di uno dei principali giuristi del Novecento italiano, Piero Calamandrei.
Per questo straordinario padre dell Costituzione, l'impresa di defascistizzare gli italiani e di mantenere in vita lo spirito della resistenza significa creare un nuovo rapporto tra cittadino e Stato, un rapporto che passa attraverso sforzi che, in questi anni, vediamo costantemente delegittimati. Innanzitutto la scuola pubblica perché << se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte Costituzionale>>. Quindi la consapevolezza che il più grande pericolo sta in ciò che è contrario alla Resistenza, che quel Calamandrei ribattezza <<desistenza>>: lo stato d'animo di noi tutti, benpensanti e tanto intelligenti, <<stufi di sentir parlare di antifascismo>>, e condannati da una <<antica malattia>> che consiste nella <<sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti>>.
La ricetta, in realtà, è semplice.
Impegno nel ricostruire, attenzione al funzionamento delle principali istituzioni, sforzo nel mantenere in vita un terreno comune su cui maggioranza e  opposizione possano scontrarsi dialetticamente perché tesi ed antitesi facciano nascere la sintesi. Dunque, una fede laica in noi stessi e nello Stato che siamo. Una fede che se ha bisogno di altari li può trovare <<nel luogo dove è nata la Costituzione, nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati>>.

Il venerdi di Repubblica  4 novembre 2011