Home page‎ > ‎Arti e Letteratura‎ > ‎

Ruggero Cappuccio

Eduardo, Socrate 'IL FAR NIENTE'

C’è un punto sul quale le filosofie occidentali e quelle orientali sono d’accordo? Ce n’è almeno uno ed è fondamentale: la differenza tra il nulla e il niente. La conquista del nulla inteso come liberazione dalle vanità conduce all’armonia con il tutto. Il niente, invece nasconde insidie all’arsenico. Un esempio? Molti direttori della fotografia che sopravvivono attraverso le fiction mi hanno raccontato dei loro sforzi per combattere l’appiattimento delle luci che sovrasta le produzioni televisive nazionali. Quando i maestri delle lampade provano a dare a una scena di conflitto amoroso tagli di ombre che la rendano più vivida, arriva sempre un delegato della produzione: “Ma che stamo a ffa’, Visconti?”.

Le illuminazioni paraospedaliere nelle fiction – salvo miracolose eccezioni – sono giustificate dalla rapidità dei tempi. Una fiction è una catena di montaggio: arrivi, accendi tutto e giri. Ma non c’è solo questo. Anche quando i nostri bravi direttori della fotografia riescono a costruire un’atmosfera luminosa con sfumature ad arte senza minare le ristrettezze dei tempi produttivi, arriva il delegato: “Ma che stamo a ffa’? alle otto de sera ‘a gente nun se po’ immalinconì. Vabbè che ‘sti due ci hanno er conflitto interno, ma dev’esse’ ‘na guerra de nervi a luce piena”.

A questo punto il direttore della fotografia sprofonda in una placenta sepolcrale. Subisce l’agguato dei ricordi e rivaga le ore passate a studiare i girigi-acciaio di Orson Welles, le lezioni di Storaro, i consigli di Giuseppe Rotunno al Centro sperimentale di cinematografia: tutto inutile. Si rende conto che ha studiato una vita per la qualità e ora gli chiedono di farne a meno. La depressione è alle porte. Il maestro delle luci spera nel film imminente che gli hanno promesso da cinque anni, ma la grande occasione non arriva, perché mancano i fondi.

Un acrobatico spirito lacaniano ci direbbe che non è facile far parlare attori per un’ora a sera concretizzando il niente. Mentre un fideistico difensore delle fiction – e ce ne sono – si appellerebbe all’idea della televisione come intrattenimento. Resta da riconoscere che ci sono intrattenimenti di classe e intrattenimenti per le classi. Quanto alle speranze che perfino il niente diventi qualcosa, in uno straordinario bianconero dal titolo “A che servono questi quattrini?”, Eduardo De Filippo dice: “Tutti credono che far niente sia una cosa facile, ma bisogna vedere questo niente come lo fanno. Socrate, Platone, Diogene, non facevano niente tutto il giorno, ma quel niente lo facevano in modo perfetto.

Venerdì di Republica 28 dicembre 2012


Home page‎ > ‎Arti & Letteratura‎ >